Più comunemente noto come Smart working – definizione tutta italiana –, il lavoro agile è una forma estremamente flessibile di attività che richiede l’impiego della tecnologia, in particolare di strumenti digitali: Pc, smartphone e tablet e dei loro software. Va distinto dal telelavoro che ha specifiche caratteristiche e forme contrattuali.

Molte aziende, a causa dell’emergenza sanitaria tutt’ora in corso, hanno scelto per i loro dipendenti questa opzione lavorativa. La chiusura obbligatoria degli uffici ha portato i dipendenti delle imprese italiane a doversi adattare così a una nuova operatività.

Lavorare da remoto significa infatti poter disporre di una “cassetta degli attrezzi” e di competenze tutt’altro che banali. Innanzitutto è necessario avere una buona connessione internet, poi la disponibilità di un personal computer, di una stampante e di smartphone. Quindi bisogna avere sufficienti conoscenze digitali quali: saper organizzare un meeting on line, utilizzare i software d’ufficio, avere dimestichezza coi gestionali aziendali anche da remoto etc.

Smart working e obiettivi

Lavoro agile e telelavoro: le differenze

Innanzitutto è doveroso fare una precisa distinzione: smart working o lavoro agile e telelavoro sono termini spesso utilizzati come sinonimi, è invece importante capirne bene la differenza. Infatti, se da un lato “lavoro agile” è la traduzione italiana di “smart working” e quindi il loro significato coincide, diversa declinazione, soprattutto dal punto di vista contrattuale, ha la dimensione del “telelavoro”. La differenza sta in come queste modalità sono regolate e dal grado di flessibilità che ne consegue.

Il telelavoro

Il telelavoro è una forma di lavoro a distanza basata su un preciso accordo aziendale che definisce anche la postazione da cui il lavoratore praticherà il proprio mestiere e l’orario di lavoro. Normalmente viene effettuato a domicilio una volta che l’impresa avrà fornito l’accesso al server aziendale e tutti gli strumenti necessari per garantirne il corretto svolgimento.

In base al tipo di contratto si possono distinguere almeno tre tipi di telelavoro, caratterizzati da diverso grado di flessibilità:

  1. Telelavoro autonomo: è la tipologia di telelavoro che prevede maggiore libertà, dal momento che il lavoratore può pianificare in libertà il proprio lavoro.
  2. Telelavoro parasubordinato: in questo caso il lavoratore non avrà la possibilità di organizzare il lavoro in maniera libera perché dipenderà, almeno in parte, dalla coordinazione con il committente del lavoro.
  3. Telelavoro subordinato: questa è la tipologia che prevede minore flessibilità in quanto il lavoratore si troverà sotto la direzione più stretta del datore di lavoro.

Il telelavoro può anche essere svolto offline per quei  ruoli e mansioni che non richiedono strumenti elettronici e connessione. L’azienda fornirà le opportune istruzioni dall’azienda e una volta ultimato, il lavoro verrà trasmesso in via telematica o anche fisicamente.

Lavoro agile, smart working

L’aggettivo agile si riferisce a una modalità di lavoro che non prevede un luogo fisso e soprattutto si intende come temporanea : le regolari 8 ore di lavoro possono essere svolte a casa. Ma anche da amici, in biblioteca, in spazi di co-working, in piscina, in montagna, etc. Potenzialmente in qualunque posto sia idoneo a eseguire il proprio lavoro senza peraltro far presente gli spostamenti al datore di lavoro. Come anticipato più sopra, si richiede la dotazione di strumenti informatici e telematici ed è concessa una maggiore flessibilità di orario. Ma quello che più conta è la natura contingente e provvisoria del lavoro agile rispetto al telelavoro che nasce contrattualmente strutturato.

Smart working e scadenze

Vantaggi e svantaggi di smart working e telelavoro

Sicuramente per entrambe le parti ci sono vantaggi dal punto di vista economico. Per le aziende non è necessario provvedere alle postazioni di lavoro e quindi alla loro manutenzione. Col tempo, se si affermerà, come si pensa, questa tipologia di lavoro estendendosi a molte se non tutte le mansioni che possono facilmente svolgersi da remoto, si potranno anche ridimensionare le sedi, con innegabile vantaggio sui costi di affitto o di acquisto degli immobili. I dipendenti potranno risparmiare su abbonamenti ai mezzi di trasporto, benzina, spese per le pause pranzo e soprattutto avranno più disponibilità di tempo evitando di spostarsi nel traffico delle città e liberando così maggiori disponibilità per il tempo libero o per dedicarsi alla famiglia. E ne beneficerà anche l’ambiente: meno spostamenti infatti significa anche meno inquinamento. Nel complesso si otterrà una maggiore produttività e spesse anche una migliore motivazione.

E’ però molto importante tener conto che i lavori da remoto, siano essi telelavoro o il più attuale smart working, richiedono una diversa programmazione, non basata solo sull’impegno quotidiano del personale, ma fondata sul raggiungimento di obiettivi o su scadenze precise circa la conclusione di specifici compiti. Quindi i dipendenti devono essere motivati, sentirsi parte dell’azienda e dei suoi valori, adeguatamente alimentati da una corretta frequenza dei contatti e dalla supervisione da parte dei responsabili delle risorse umane. Diversamente si corre il rischio che il personale possa sentirsi isolato, o che pian piano si allontani dall’azienda.

Infine, lavorare da remoto non significa avere autonomia decisionale. E nemmeno permettersi di avere comportamenti inadeguati solo perché si è nel comfort della propria abitazione. Valgono ugualmente tutte le regole presenti sul contratto di lavoro firmato in fase di assunzione.

Lavoro agile e obiettivi

Chi può lavorare da remoto

Va da sé che non tutte le attività si prestano a queste moderne formule di svolgimento. I lavori più tecnici e operativi ne sono esclusi, così come altri potrebbero richiedere modalità mista per essere veramente efficaci. Per esempio tutte le attività che hanno a che fare con l’edilizia o i macchinari: farli funzionare, ripararli, costruirli e collaudarli non possono essere svolte da remoto. Non solo, anche tutte le mansioni di accudimento e molte di quelle che riguardano i servizi alla persona (attività alberghiera e di ristorazione, trasporti etc.) e lo stesso insegnamento, soprattutto se riguarda i primi anni di frequenza scolastica. L’elenco è molto lungo. Questi esempi però servono a circoscrivere e a dare il giusto peso a quella che potrebbe sembrare per il lavoro, la magica soluzione alle restrizioni imposte a causa della grave pandemia in corso.

Conclusioni su telelavoro e smart working

Si potrebbe riassumere definendo il telelavoro come lo svolgimento del lavoro dislocato dall’ufficio a una postazione predefinita e accordata con il datore di lavoro. Mentre lo smart working è una soluzione temporanea che consente un certo grado di libertà e flessibilità al lavoratore su più fronti.